Domande e Risposte

I club sono una realtà di volontariato, a carattere apartitico, aconfessionale ed interetnico, indipendente da qualsiasi istituzione pubblica, attivamente inseriti nella comunità locale e spesso sono organizzati in associazioni a vari livelli (locale, regionale, nazionale, mondiale). Questa rete si distingue da altre iniziative nate per affrontare i problemi alcolcorrelati perché:


- è composto da famiglie e non singole persone;

- individua nella famiglia la risorsa principale per la realizzazione     del processo di crescita e di cambiamento delle persone;

- fonda sui cambiamenti delle singole famiglie quello dell'intera comunità;

- rende visibili luogo e percorso del cambiamento;

- promuove la cultura della responsabilità, favorendo la presa in carico della propria salute e la partecipazione attiva alla costruzione della salute collettiva;

- collabora strettamente con tutti i nodi della rete di protezione e promozione della salute

- la sua finalità è costruire tutti insieme una comunità più sana.

VLADIMIR HUDOLIN

(Ogulin, 2 maggio 1922 – Zagabria, 26 dicembre 1996)


Dal 1978 Vladimir Hudolin ha insegnato presso la Scuola Superiore di Servizio Sociale di Trieste ed ha diretto centinaia di corsi su tutto il territorio italiano per sensibilizzare gli operatori professionali e la popolazione sui problemi alcolcorrelati.


Le Acat così come i Club che le compongono, collaborano moltissimo con i Ser.D. Di seguito quelli a noi più vicini :



Di seguito i link per raggiungere i siti web dell'Arcat Veneto e dell'Aicat Nazionale :

Cos'e' il Club?

Il Club Alcologico Territoriale è una comunità multifamiliare costituita da famiglie con problemi alcol correlati e complessi (minimo 2 famiglie, massimo 12) e da un Servitore-Insegnante. Il Club si riunisce una volta alla settimana per un’ora e mezza. L’obiettivo è iniziare e consolidare il cambiamento del proprio stile di vita e naturalmente smettere di bere.


Come si accede a un club?

I club sono presenti in molti quartieri di molte città e in parecchi paesi, quindi è quasi sempre possibile averne uno abbastanza vicino a casa. Inoltre i club sono riuniti in Associazioni locali (Acat) che hanno una propria segreteria, numeri di telefono, mail… e spesso pubblicizzano la propria esistenza mediante volantini lasciati nei bar, nelle Ulss, negli studi medici, nei luoghi di ritrovo. Cliccando il link… è possibile trovare il Club più vicino a te e l’Associazione di cui fa parte. Il contatto è diretto. Non serve passare per il medico o un Servizio Sanitario. Basta una telefonata.


Cosa si fa al Club?

Le famiglie si incontrano nella sede del club, si siedono in cerchio, designano il conduttore della serata. Aggiornano il registro del conteggio dei giorni di astinenza e comunicano rispetto alle informazioni che hanno su eventuali assenti. Il conduttore della settimana precedente legge il diario relativo al precedente incontro. Poi il conduttore inizia a dare la parola a ciascun membro del club. Ciascuno può parlare di gioie, dolori, difficoltà incontrati nell’arco della settimana trascorsa. Gli altri ascoltano. Poi il contenuto portato da ciascuno può essere stimolo per aprire una discussione, un confronto su esperienze analoghe. Ciascuno può darsi degli obiettivi da raggiungere per la settimana successiva. L’importante è che il clima si mantenga non giudicante e ricco di comprensione anziché di frenesia di elargire necessariamente consigli.


Il Club è un percorso di un’ora e mezza alla settimana?

Gli incontri di Club sono a cadenza settimanale della durata di un’ora e mezza.

Poi, parte integrante del percorso, vi è la Scuola di Primo Modulo, un ciclo di 8-10 incontri sull’alcol e sull’approccio del Club per chi è appena arrivato al Club e ancora, annualmente la partecipazione ad una Scuola di Secondo Modulo, cioè 2 incontri di approfondimento su un argomento proposto dal club stesso e la partecipazione all’Interclub, un momento di confronto allargato e festa.

Da non dimenticare che il Club fa parte di un Associazione, e quanto più si riuscirà a partecipare alla vita associativa, tanto più sarà chiaro il senso di frequentare il club e il senso del proprio percorso.

Il Club nell’ora e mezza settimanale intende essere stimolo e rinforzo per la messa in pratica del proprio cambiamento che si esercita poi in famiglia, sul lavoro, nella comunità giorno dopo giorno.


Si può andare al Club anche se non si ha smesso di bere?

Per il club, l’astinenza rappresenta un obiettivo da raggiungere e non un prerequisito. Inoltre vi è la consapevolezza che una ricaduta può avvenire in qualsiasi momento del proprio percorso. Anche in questo caso il club rappresenterà il luogo accogliente in cui parlare dell’accaduto e riprendere il percorso. Il Club esiste soprattutto per le famiglie in difficoltà.


Si deve andare al Club anche se si ha smesso di bere?

Idealmente la frequenza del club è a tempo indeterminato, anche per tutta la vita. La proposta del club non riguarda soltanto lo smettere di bere, ma il cambiamento dello stile di vita, su cui c’è potenzialmente da lavorare all’infinito. Anche quando avrai la sensazione di avere definitivamente risolto il tuo problema con l’alcol, il CAT potrà sempre esserti utile, per darti più forza e fiducia in te stesso. Inoltre, la tua esperienza potrà aiutare molte altre famiglie.


Cosa si intende per “cambiamento di stile di vita”?

Significa dissociarsi dalla “cultura del bere” per scegliere un modo di vivere libero dalle sostanze tossiche e attento alla tutela della propria e altrui salute. Intraprendendo questo cammino in modo critico e informato, sarà sempre più chiaro quante e quali sono le piccole azioni che nella quotidianità si possono attuare per migliorare la propria comunità di appartenenza e da cui trarre beneficio.


Cosa significa “problemi alcol-correlati”?

I problemi alcol-correlati (PAC) sono tutti quei problemi, di vario ordine e natura, causati e legati a un consumo episodico o abituale di bevande alcoliche. In particolare:

Problemi fisici, per la tossicità diretta e per le situazioni a rischio che inducono (infortuni ed incidenti)

Problemi relazionali, per le alterazioni che creano nei rapporti interpersonali e soprattutto nelle famiglie

Problemi sociali, per i danni nella sfera lavorativa e in svariati altri campi della vita comunitaria.


Quando “bere” è considerato a rischio?

L’alcol è una sostanza tossica. Non vi è perciò una quantità che faccia bene. Anche una piccola quantità può essere fattore di rischio e creare problemi. Il rischio aumenta con la quantità di alcol assunta, in rapporto alle situazioni ed alle variabilità individuali. Per questo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) suggerisce che non esiste una quantità sicura.


L’alcol è una droga?

Viene definita “droga” una sostanza che:

sia psicoattiva, cioè che modifichi il funzionamento del nostro cervello e la percezione della realtà

la sua assunzione, protratta nel tempo induca tolleranza e possa provocare dipendenza

determini elevati livelli di pericolosità individuale, familiare, sociale

Per queste ragioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce anche l’alcol una droga a tutti gli effetti.


Cosa dice l’OMS sull’alcol?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’alcol come droga. Inoltre ha sostituito la distinzione tra “uso” e “abuso” con l’indicazione di ridurre i consumi alcolici. Ha inoltre stilato la Carta Europea sull’alcol, un decalogo di strategie suggerite con l’obiettivo di garantire a tutti, a partire dai bambini e dagli adolescenti, una vita libera dagli effetti dannosi dell’alcol. Le strategie riguardano il potenziamento dell’informazione corretta e imparziale e richiamano all’etica e alla responsabilità da parte di tutti. La Carta Europea sull’alcol è stata approvata dagli stati membri della regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità alla Conferenza di Parigi del 14 Dicembre 1995.


Ma allora? I consigli del medico e gli insegnamenti dei nonni?

Le bevande alcoliche per secoli sono state presenti nella vita dell’uomo accompagnando momenti felici e ovviando a mancanze derivanti dalla povertà (proprietà disinfettanti o apporto calorico). Se a ciò si aggiunge l’assenza di studi scientifici, si capisce come si sia affermata la “cultura del bere” fatta di abitudini radicate, rituali, luoghi comuni. Nel tempo a ciò si è associato un business economico e politico che ha interesse a mantenere viva la cultura del bere, nonostante la ricerca scientifica suggerisca un’altra direzione.

Ecco alcuni luoghi comuni ancora diffusi che non hanno veridicità scientifica:

“L’alcol fa buon sangue”…Non è vero! Il rossore è dovuto all’effetto vaso dilatante

“L’alcol riscalda”…Non è vero! Sempre in quanto vasodilatatore disperde il calore

“L’alcol fa latte e quindi fa bene alle mamme che allattano”…Non è vero! E inoltre passa nel latte e va ad intossicare il bambino

“L’alcol aiuta nei lavori pesanti”…Non è vero! I muscoli non sono in grado di utilizzarlo


Ci sono “categorie umane” più a rischio di altre qualora assumano alcol?

In alcuni casi bere alcolici amplifica i danni:

Donne in gravidanza: l’alcol arriva al feto danneggiandolo

Persone in trattamento farmacologico: l’alcol contrasta o potenzia gli effetti di un farmaco, specie se si tratta di psicofarmaci

Persone che svolgono attività lavorative che richiedono particolari livelli di attenzione e che hanno la responsabilità di altre persone

Bambini e a adolescenti: non sono ancora in possesso dell’enzima per l’assorbimento dell’alcol potenziando i danni

Le persone che hanno problemi alcol correlati


Bevo solo birra…sono meno a rischio?

I grammi di alcol contenuti in una “porzione” di qualsiasi bevanda alcolica sono circa gli stessi. Sono soltanto diluiti in una quantità maggiore o minore di liquido. Quindi l’esposizione alla sostanza tossica a cui è sottoposto il nostro organismo è sempre la stessa. …Facciamo un esempio: che io sciolga un cucchiaio di zucchero in un caffè o in un bicchiere d’acqua, la quantità di zucchero che assumerò sarà sempre la stessa!


Non sono un po’ esagerati i limiti di alcolemia previsti per la guida?

Purtroppo no! Già dopo aver bevuto piccole quantità di alcol:

l’alcol produce iniziale euforia, ti senti più sicuro. Ma è una sensazione falsa e succede che sottovaluti i pericoli e sopravvaluti le tue capacità e quelle del veicolo

Poi subentra l’azione sedativa dell’alcol: i riflessi diventano più lenti, ad es. nei tempi di frenata

Non ti accorgi, ma la capacità visiva diminuisce: si restringe il tuo campo visivo; valuti male le distanze; si riduce la visione alla luce notturna, hai problemi nella coordinazione dei movimenti

Tutto questo già a 0.5 di ALCOLEMIA!


Il Club ha un regolamento?

Il Club non vive di regole e di obblighi. Necessita di poche procedure elementari per garantirne il funzionamento:

Il Club ha una sede e un orario fissi e richiede puntualità e presenza continuativa. Ogni famiglia comunica la propria eventuale assenza

Si incontra per un’ora e mezza

Quando raggiunge le 12 famiglie il Club si moltiplica rispettando i criteri geografici di provenienza

Almeno durante l’incontro, non si fuma!

Non portare fuori dal club le informazioni personali ottenute dai membri durante l’incontro

Ci sono poi aspetti che non sono regole ma riguardano la metodologia e la struttura del club:

Il Club prevede delle cariche (presidente, tesoriere, segretario) che devono ruotare ogni 6/12 mesi tra i membri del club, nel rispetto della loro volontà e propositività

Ad ogni incontro un membro di club funge da conduttore e stende il diario dell’incontro che viene letto nell’incontro successivo


I club sono in rete tra loro?

I Club di un territorio sono organizzati in Associazioni (Acat) che li riunisce e li sostiene nel far fronte alle loro esigenze (formative, di sensibilizzazione, ecc).

Tutte le Acat di una provincia spesso sono organizzate in Apcat o in coordinamenti provinciali, perché unire le risorse può agevolare la realizzazione di progetti più ambiziosi (es. l’organizzazione di un Corso di sensibilizzazione).

Tutte le Acat di una regione confluiscono in un’Arcat

E tutte le Arcat confluiscono nell’Aicat, nazionale.

Ad ogni livello, l’Associazione ha un proprio statuto, una propria valenza giuridica, le proprie cariche compreso un presidente.

Inoltre è auspicabile che i club siano in rete e collaborino con le altre realtà istituzionali o di volontariato presenti nel territorio in cui si trovano.


Chi è il Servitore-Insegnante?

Il Servitore-Insegnante partecipa al Club, e ne è parte, con un suo ruolo e responsabilità specifiche. E’ divenuto Servitore-Insegnante frequentando il Corso di Sensibilizzazione. Conosce i problemi alcol-correlati e i disagi complessi della famiglia. Ha il compito di facilitare e stimolare, se occorre, la comunicazione ed il processo di cambiamento.

Il servitore-Insegnante non è il padrone o il responsabile del Club, ma sicuramente ne conosce bene il funzionamento.


Esistono “formazione” e “aggiornamento” anche se si tratta di un’attività di volontariato?

In 30 anni il Club è cambiato molto e continuerà a cambiare. E’ la vita che va avanti. Per questo, per seguire i cambiamenti, è importante che le famiglie dei Club e i servitori-Insegnanti si aggiornino. Le Associazioni del Club organizzano le Scuole Alcologiche Territoriali (SAT) per tutte le famiglie dei Club e momenti di formazione e aggiornamento per tutti i servitori-insegnanti. Non aggiornarsi significa restare indietro, non imparare le cose nuove, non crescere, non cambiare.


Cos’è l’Approccio ecologico sociale (AES)?

E’ l’approccio teorico utilizzato dai club. Dice in teoria tutto ciò che avviene nella pratica nel percorso del Club.

Parte dall’idea che in primo piano vi sono la persona e la famiglia (e non le loro patologie); Che il problema alcol correlato viene visto come uno stile di vita, un comportamento multifattoriale psico-fisico-sociale.

Di conseguenza, stare bene significa stare bene da un punto di vista fisico, psichico e sociale (o relazionale) e l’invito è di lavorare al fine di stare bene su tutti i piani.

Un’attenzione particolare viene quindi posta sugli ambiti esistenziali e spirituali e sull’importanza di riprendere un ruolo attivo nella comunità.

Lavorare in questa direzione significa contribuire a modificare la cultura prevalente della comunità verso la sobrietà.


Cos’è la Spritualità Antropologica?

E’ la parte spirituale (valori, credenze, sentimenti…) propri dell’essere umano, che lo differenziano degli altri esseri viventi. In parte la nostra spiritualità è influenzata dalla cultura in cui viviamo.

La proposta del Club è quella di incarnare una spiritualità basata sull’amicizia, l’amore, la solidarietà; sull’avere cura di sé e degli altri; di avere cura delle cose e del futuro.